Cos’è l’AI Act e da dove nasce?
Quando entra in vigore e cosa succede da quel momento?
Chi riguarda (e chi no)?
I diversi modi di usare l’AI e cosa comportano
Cosa fare per essere in regola (senza stress)
Perché è una buona occasione (non solo una normativa da subire)
Cos’è l’AI Act e da dove nasce?
L’AI Act è il primo regolamento europeo che disciplina in modo organico l’uso dell’intelligenza artificiale.
È stato approvato nel marzo 2024 ed entrerà progressivamente in vigore nei mesi successivi, con l’obiettivo di garantire un uso sicuro, trasparente e responsabile dell’AI in ogni ambito della vita professionale e sociale.
Alla base c’è un principio semplice: non tutte le intelligenze artificiali sono uguali, e non tutte presentano lo stesso livello di rischio.
Per questo, il regolamento classifica le applicazioni AI secondo quattro livelli di rischio — dal minimo all’alto — assegnando a ciascuno requisiti diversi. (*)
Per chi lavora nel mondo dei contenuti digitali (marketing, consulenza, comunicazione), il riferimento principale è la categoria dei modelli general-purpose, come ChatGPT, Claude, Copy.ai, Jasper, Canva AI e affini.
Quando entra in vigore e cosa succede da quel momento?
La data da segnare è il 2 agosto 2025. Da quel momento sarà obbligatorio dichiarare quando un contenuto è stato generato, anche solo in parte, con strumenti di intelligenza artificiale.
Questo riguarda testi, immagini, video, audio e qualsiasi altro contenuto destinato a un pubblico esterno.
Ciò non significa che non si potrà più usare l’AI — ma che sarà necessario farlo in modo consapevole, tracciabile e dichiarato.
Per chi lavora online, non è solo una questione legale, ma anche di reputazione ed etica professionale.
Chi riguarda (e chi no)?
Il regolamento distingue tra chi sviluppa modelli di AI (fornitori) e chi li utilizza (utenti).
La maggior parte di noi rientra nella seconda categoria: usiamo strumenti AI disponibili sul mercato, non li costruiamo.
- Se sei un freelance, un’agenzia o una piccola impresa che usa l’AI per generare testi, immagini, strategie o contenuti online, sei coinvolto.
- Se pubblichi contenuti accessibili esternamente (blog, siti, social, guide, newsletter), sei tenuto a dichiararne la natura AI.
- Se usi l’AI solo a scopo interno o sperimentale, non hai obblighi espliciti, ma restano valide buone pratiche di etica e trasparenza.
I diversi modi di usare l’AI e cosa comportano
L’intelligenza artificiale può essere utilizzata in vari modi. E l’AI Act non li considera tutti allo stesso modo. Vediamoli.
1. AI come supporto creativo
Scrivi un articolo o prepari un testo aiutandoti con l’AI, ma ci metti del tuo: lo modifichi, lo personalizzi, ne verifichi l’attendibilità.
È l’approccio più comune, e quello più corretto.
Cosa prevede l’AI Act:
Obbligo di disclosure chiara (una nota finale o a piè di pagina che indichi l’uso dell’AI).
2. AI come generatore automatico
Produci contenuti in serie, con poco o nessun intervento umano.
È un uso rischioso sia per Google (che può penalizzarti), sia per l’AI Act (che richiede trasparenza e tracciabilità).
Cosa prevede l’AI Act:
Obbligo di disclosure + responsabilità editoriale. In caso di errori o contenuti ingannevoli, ne rispondi tu.
3. AI per prendere decisioni autonome
L’AI viene utilizzata per decidere al posto tuo cosa proporre a un utente, in base ai suoi dati.
Esempio concreto:
Un’agenzia configura un sistema che, analizzando i dati comportamentali di un utente (pagina visitata, tempo di permanenza, cronologia acquisti), decide automaticamente se mostrargli un’offerta premium, uno sconto personalizzato o nessuna proposta.
Questo tipo di uso è soggetto a obblighi più severi, perché l’AI influenza in modo diretto una decisione commerciale individuale.
Alcuni strumenti già in commercio che fanno questo:
- HubSpot (AI predittiva): calcola la probabilità di conversione e attiva contenuti su misura
- Salesforce Einstein: personalizza autonomamente azioni e offerte per ciascun cliente
- ActiveCampaign (Predictive Sending/Content): decide quando inviare contenuti e cosa mostrare
- Segment + AI Layer (Amplitude, mParticle): adatta i customer journey in tempo reale
⚠️ Se usi questi strumenti senza controllo umano o senza dichiararne l’utilizzo, potresti rientrare tra i soggetti più osservati.
🔗 Per approfondire cosa comporta l’uso di sistemi decisionali automatizzati e come adeguarsi all’AI Act, consulta la guida dell’EU AI Act Explorer:
https://artificialintelligenceact.eu/ai-act-explorer/
4. AI “invisibile”
Usi strumenti che integrano l’AI in modo implicito, senza renderlo evidente.
Esempi concreti:
- Grammarly: correzione e riformulazione dei testi
- SurferSEO, Clearscope: suggerimenti SEO AI-based
- Notion AI: scrittura e organizzazione contenuti
- Looker Studio, Jasper Reports: automazione reportistica
In questo caso non ci sono obblighi formali, ma è utile essere consapevoli del fatto che non tutto ciò che sembra “neutrale” è davvero umano.
Cosa fare per essere in regola (senza stress)
Ecco cosa puoi fare da subito per lavorare in serenità:
- Aggiungi una nota di trasparenza ai tuoi contenuti
Esempio: “Questo contenuto è stato redatto con il supporto dell’intelligenza artificiale, rivisto da [nome].”
- Crea un audit trail
Tieni traccia dei contenuti generati con AI: tool usato, prompt iniziale, data, interventi umani.
- Verifica tutto ciò che pubblichi
L’AI può “allucinare” fonti o dati. La responsabilità di ciò che pubblichi è comunque tua.
- Definisci una tua policy etica
Anche se sei freelance: decidere oggi come vuoi usare l’AI ti aiuta a comunicare meglio il tuo valore.
Perché è una buona occasione (non solo una normativa da subire)
L’AI Act non è solo un obbligo: è anche una grande opportunità per distinguersi.
Chi lavora in modo trasparente e consapevole avrà un vantaggio competitivo enorme.
- Comunichi professionalità e rispetto
- I tuoi clienti capiscono che possono fidarsi
- Mostri che sei aggiornato, responsabile, coerente
Nel tempo, la trasparenza diventa autorevolezza, e l’autorevolezza, nel mondo digitale, vale più di qualsiasi algoritmo.
L’AI può scrivere testi. Ma non potrà mai sostituire la tua voce, la tua etica, la tua presenza.
L’AI mi ha dato una mano, ma ogni parola è passata dal mio giudizio. Per me, usare questi strumenti significa farlo con consapevolezza, non per delega.
(*)
Le categorie secondo l’AI Act: chiarimento completo
Il regolamento non divide l’AI in “quattro categorie di uso”, ma in quattro livelli di rischio, che sono:
- Rischio inaccettabile
Sistemi vietati, ad esempio:- Social scoring (tipo “credito sociale”)
- Manipolazione comportamentale (su minori o persone vulnerabili)
- Riconoscimento facciale in tempo reale in spazi pubblici (salvo eccezioni)
- Rischio alto
Sistemi che impattano su diritti fondamentali:- Sanità, giustizia, sicurezza, lavoro, istruzione
- Qui serve registrazione, documentazione, trasparenza, supervisione umana
- Rischio limitato
Sistemi che interagiscono con gli utenti senza decisioni critiche:- Chatbot, assistenti virtuali, sistemi di scoring non automatici
- Serve trasparenza: l’utente deve sapere che sta interagendo con un’AI
- Rischio minimo o nullo
La stragrande maggioranza delle applicazioni AI:- Correttori ortografici, filtri spam, strumenti creativi, tool generativi
- Nessun obbligo, ma si raccomanda un uso responsabile
I modelli general-purpose come ChatGPT o Midjourney non sono una “categoria di rischio”, ma una tipologia trasversale che può rientrare in più livelli a seconda di come vengono usati.
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