AI Act: cosa prevede e perché cambia il modo in cui usiamo l’intelligenza artificiale nei contenuti

da | Lug 23, 2025 | AI e SEO | 0 commenti

Come adeguarsi all’AI Act

Cos’è l’AI Act e da dove nasce?
Quando entra in vigore e cosa succede da quel momento?
Chi riguarda (e chi no)?
I diversi modi di usare l’AI e cosa comportano
Cosa fare per essere in regola (senza stress)
Perché è una buona occasione (non solo una normativa da subire)

L’AI Act è il primo regolamento europeo che disciplina in modo organico l’uso dell’intelligenza artificiale.
È stato approvato nel marzo 2024 ed entrerà progressivamente in vigore nei mesi successivi, con l’obiettivo di garantire un uso sicuro, trasparente e responsabile dell’AI in ogni ambito della vita professionale e sociale.

Alla base c’è un principio semplice: non tutte le intelligenze artificiali sono uguali, e non tutte presentano lo stesso livello di rischio.
Per questo, il regolamento classifica le applicazioni AI secondo quattro livelli di rischio — dal minimo all’alto — assegnando a ciascuno requisiti diversi. (*)

Per chi lavora nel mondo dei contenuti digitali (marketing, consulenza, comunicazione), il riferimento principale è la categoria dei modelli general-purpose, come ChatGPT, Claude, Copy.ai, Jasper, Canva AI e affini.

Quando entra in vigore e cosa succede da quel momento?

La data da segnare è il 2 agosto 2025. Da quel momento sarà obbligatorio dichiarare quando un contenuto è stato generato, anche solo in parte, con strumenti di intelligenza artificiale.

Questo riguarda testi, immagini, video, audio e qualsiasi altro contenuto destinato a un pubblico esterno.

Ciò non significa che non si potrà più usare l’AI — ma che sarà necessario farlo in modo consapevole, tracciabile e dichiarato.
Per chi lavora online, non è solo una questione legale, ma anche di reputazione ed etica professionale.

Chi riguarda (e chi no)?

Il regolamento distingue tra chi sviluppa modelli di AI (fornitori) e chi li utilizza (utenti).
La maggior parte di noi rientra nella seconda categoria: usiamo strumenti AI disponibili sul mercato, non li costruiamo.

  • Se sei un freelance, un’agenzia o una piccola impresa che usa l’AI per generare testi, immagini, strategie o contenuti online, sei coinvolto.
  • Se pubblichi contenuti accessibili esternamente (blog, siti, social, guide, newsletter), sei tenuto a dichiararne la natura AI.
  • Se usi l’AI solo a scopo interno o sperimentale, non hai obblighi espliciti, ma restano valide buone pratiche di etica e trasparenza.

I diversi modi di usare l’AI e cosa comportano

L’intelligenza artificiale può essere utilizzata in vari modi. E l’AI Act non li considera tutti allo stesso modo. Vediamoli.

1. AI come supporto creativo

Scrivi un articolo o prepari un testo aiutandoti con l’AI, ma ci metti del tuo: lo modifichi, lo personalizzi, ne verifichi l’attendibilità.
È l’approccio più comune, e quello più corretto.

Cosa prevede l’AI Act:
Obbligo di disclosure chiara (una nota finale o a piè di pagina che indichi l’uso dell’AI).

2. AI come generatore automatico

Produci contenuti in serie, con poco o nessun intervento umano.
È un uso rischioso sia per Google (che può penalizzarti), sia per l’AI Act (che richiede trasparenza e tracciabilità).

Cosa prevede l’AI Act:
Obbligo di disclosure + responsabilità editoriale. In caso di errori o contenuti ingannevoli, ne rispondi tu.

3. AI per prendere decisioni autonome

L’AI viene utilizzata per decidere al posto tuo cosa proporre a un utente, in base ai suoi dati.

Esempio concreto:
Un’agenzia configura un sistema che, analizzando i dati comportamentali di un utente (pagina visitata, tempo di permanenza, cronologia acquisti), decide automaticamente se mostrargli un’offerta premium, uno sconto personalizzato o nessuna proposta.

Questo tipo di uso è soggetto a obblighi più severi, perché l’AI influenza in modo diretto una decisione commerciale individuale.

Alcuni strumenti già in commercio che fanno questo:

  • HubSpot (AI predittiva): calcola la probabilità di conversione e attiva contenuti su misura
  • Salesforce Einstein: personalizza autonomamente azioni e offerte per ciascun cliente
  • ActiveCampaign (Predictive Sending/Content): decide quando inviare contenuti e cosa mostrare
  • Segment + AI Layer (Amplitude, mParticle): adatta i customer journey in tempo reale

⚠️ Se usi questi strumenti senza controllo umano o senza dichiararne l’utilizzo, potresti rientrare tra i soggetti più osservati.

🔗 Per approfondire cosa comporta l’uso di sistemi decisionali automatizzati e come adeguarsi all’AI Act, consulta la guida dell’EU AI Act Explorer:
https://artificialintelligenceact.eu/ai-act-explorer/

4. AI “invisibile”

Usi strumenti che integrano l’AI in modo implicito, senza renderlo evidente.

Esempi concreti:

  • Grammarly: correzione e riformulazione dei testi
  • SurferSEO, Clearscope: suggerimenti SEO AI-based
  • Notion AI: scrittura e organizzazione contenuti
  • Looker Studio, Jasper Reports: automazione reportistica

In questo caso non ci sono obblighi formali, ma è utile essere consapevoli del fatto che non tutto ciò che sembra “neutrale” è davvero umano.

Cosa fare per essere in regola (senza stress)

Ecco cosa puoi fare da subito per lavorare in serenità:

  1. Aggiungi una nota di trasparenza ai tuoi contenuti

Esempio: “Questo contenuto è stato redatto con il supporto dell’intelligenza artificiale, rivisto da [nome].”

  1. Crea un audit trail

Tieni traccia dei contenuti generati con AI: tool usato, prompt iniziale, data, interventi umani.

  1. Verifica tutto ciò che pubblichi

L’AI può “allucinare” fonti o dati. La responsabilità di ciò che pubblichi è comunque tua.

  1. Definisci una tua policy etica

Anche se sei freelance: decidere oggi come vuoi usare l’AI ti aiuta a comunicare meglio il tuo valore.

Perché è una buona occasione (non solo una normativa da subire)

L’AI Act non è solo un obbligo: è anche una grande opportunità per distinguersi.
Chi lavora in modo trasparente e consapevole avrà un vantaggio competitivo enorme.

  • Comunichi professionalità e rispetto
  • I tuoi clienti capiscono che possono fidarsi
  • Mostri che sei aggiornato, responsabile, coerente

Nel tempo, la trasparenza diventa autorevolezza, e l’autorevolezza, nel mondo digitale, vale più di qualsiasi algoritmo.

Le categorie secondo l’AI Act: chiarimento completo

Il regolamento non divide l’AI in “quattro categorie di uso”, ma in quattro livelli di rischio, che sono:

  1. Rischio inaccettabile
    Sistemi vietati, ad esempio:
    • Social scoring (tipo “credito sociale”)
    • Manipolazione comportamentale (su minori o persone vulnerabili)
    • Riconoscimento facciale in tempo reale in spazi pubblici (salvo eccezioni)
  2. Rischio alto
    Sistemi che impattano su diritti fondamentali:
    • Sanità, giustizia, sicurezza, lavoro, istruzione
    • Qui serve registrazione, documentazione, trasparenza, supervisione umana
  3. Rischio limitato
    Sistemi che interagiscono con gli utenti senza decisioni critiche:
    • Chatbot, assistenti virtuali, sistemi di scoring non automatici
    • Serve trasparenza: l’utente deve sapere che sta interagendo con un’AI
  4. Rischio minimo o nullo
    La stragrande maggioranza delle applicazioni AI:
    • Correttori ortografici, filtri spam, strumenti creativi, tool generativi
    • Nessun obbligo, ma si raccomanda un uso responsabile

Written by Cristiana Millosevich

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